Marcinelle, per non dimenticare.

Date: 09/08/2019

L’8 Agosto in occasione del 63° anniversario della tragedia di Marcinelle si è svolta la commemorazione in ricordo delle vittime che persero la vita durante uno dei disastri più gravi nella storia della migrazione italiana in cui morirono 262 minatori tra cui 136 italiani.

Dopo la benedizione della campana “Maria Mater Orphanorum”, 262 rintocchi in memoria delle vittime hanno dato inizio alla giornata che si è svolta tra l’ex miniera, oggi museo memoriale del Bois du Cazier, e il cimitero locale dove oggi oltre al monumento “Ai minatori” e “Sacrificio dei minatori italiani” , in una tomba comune riposano ancora i resti di 17 uomini, rimasti “inconnus”, come riportano le loro lapidi, a causa dei mezzi d’identificazione dell’epoca.
Importanti gli interventi che si sono svolti nella piazza della miniera, politici e religiosi.
Tra i vari, importante quello di Michele Cicora, figlio di uno dei 136 minatori che hanno perso la vita durante l’incendio e mai riconosciuto, proprio per questo impegnato nella battaglia per richiedere la riesumazione dei corpi “inconnus” per restituire loro un nome. Michele ha lanciato un appello alle diverse autorità presenti tra cui Emanuela Claudia del Re, viceministra per gli Affari Esteri e della Cooperazione. Il progetto non sarà semplice ma Michele Cicora continuerà la sua battaglia.

Dopo la deposizione dei fiori sul monumento “Alle vittime” posto all’entrata della miniera, il corteo si è spostato in direzione del cimitero di Marcinelle per l’annuale deposizione dei fiori da parte delle varie Associazioni e dei rappresentati delle numerose autorità nazionali ed internazionali.
Subito dopo è stato possibile visitare il museo articolato su tre diverse esposizioni:

- lo spazio 8 Agosto 1956 dedicato alla commemorazione del disastro della miniera di Marcinelle;
- il museo del vetro dedicato alla storia dell’industria vetraria dalle sue origini fino ad oggi;
- il Museo dell’industria dedicato all’evoluzione dell’industria in Belgio.
Inoltre questo notevole complesso architettonico è circondato da tre “terril”, colline artificiali create con l’accumulo dei materiali di sterro e residui degli scavi minerari.

Il percorso museale ha inizio con l’esposizione di una struttura in lamiera che all’epoca dei fatti veniva utilizzata come rimessa. È stata ricostruita all’interno di essa, la tipica abitazione di lamiera in cui erano costretti a vivere molti minatori.
Le prime abitazioni erano ex campi di prigionia che ormai vuoti erano pronti ad “accogliere” i nuovi arrivati.

Il percorso continua poi all’interno dello Spazio 8 agosto 1956 , posto nella vecchia sala della macchina di estrazione ed è dedicato alla tragedia in cui persero la vita 262 uomini di 12 nazionalità diverse. Film, fotografie, documenti e testimonianze riportano minuto per minuto questa atroce giornata e le giornate di tensione che seguirono. Da qui si attraversa un ponte che collega le due torrette, per giungere alla cosiddetta “recette” , ovvero la ricetta, il padiglione in cui arrivavano i vagoncini pieni di carbone che qui venivano pesati. La quantità che veniva estratta in un turno di lavoro di 8 ore ammontava ad una media di 700 tonnellate. Qui si trova anche il dipinto murale realizzato da Charles Szymkowicz, artista belga d’origine polacca, che grazie anche alla collaborazione di alcuni suoi allievi ha raccontato con colori sgargianti il dolore di quei momenti.
Al piano terra è posto il memoriale, un ambiente buio illuminato solo dalle foto delle vittime con riportati i loro nomi, la loro provenienza e il loro stato civile, ripetuti anche da una voce registrata in diverse lingue. Sullo stesso piano, nella parte esterna sono poste targhe commemorative molte dei diversi paesi di provenienza dei minatori che lì hanno perso la vita.

Dal 2012 inoltre il complesso è stato riconosciuto come parte del patrimonio dell’Unesco. Nel 2018 sono stati 60000 i visitatori, una cifra che testimonia un interesse sempre vivo e crescente a distanza di più di 60 anni. Un passato che caratterizza la storia della migrazione italiana che molto spesso viene trascurata, ma che invece merita di essere raccontata in quanto dimostra il sacrificio di molti italiani che per trovare un lavoro erano disposti a lasciare il proprio Paese ed affrontare condizioni di lavoro estreme a causa delle quali la loro vita era continuamente in pericolo.
Ricordare le vittime di Marcinelle è un dovere che ci permette di riflettere su temi e valori molto importanti ma anche attuali, come la sicurezza sul lavoro e la migrazione, e al tempo stesso ci permette di scoprire la nostra storia e riflettere sul presente.

 

 

Jessica e Gloria del Servizio Civile Bruxelles

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